OLMO

L'albero  dimenticato che si maritava con la vigna

LA PIANTA: L'olmo (Ulmus minor ) è un albero che può raggiungere i 20-25 m d'altezza ma difficilmente è presente nelle nostre zone in esemplari adulti, a causa di un'insidiosa malattia fungina, invade i tessuti del fusto compromettendo il trasporto della linfa dalle radici verso tutte le porzioni dell'albero.

Una volta contratto il pericoloso fungo, le piante giungono alla morte nel giro di pochi anni. I sintomi della malattia si manifestano con una cospicua diminuzione delle normali dimensioni fogliari, o con improvvisi ingiallimenti di una parte o di tutta la chioma. 

A questa fase segue il disseccamento delle foglie che, anziché cadere al suolo come di norma, rimangono attaccate all'albero.

Molto spesso la pianta reagisce producendo nuovi rami dalla base, assumendo in tal modo un caratteristico aspetto arbustivo. In Italia è presente quasi ovunque, e cresce come arbusto spesso anche ai bordi delle strade.

UN PO DI STORIA

La tradizione vuole che il legno dell'olmo sia destinato non solo a mobilio di buona fattura, ma anche alla costruzione di quelle parti sottoposte a sforzi di torsione e trazione che più di altre potrebbero andare soggette al difetto dello spacco. Veniva, infatti, impiegato nella costruzione dei vecchi mulini ad acqua.

Questa sua caratteristica di particolare resistenza lo faceva scegliere anche per la fabbricazione dei ruzzoloni quando non fosse possibile trovare un pezzo di radica di noce disponibile e delle dimensioni richieste. Il ruzzolone altro non è che un disco di legno attorno al quale viene arrotolata una fune piatta così da poter essere lanciato con forza dal giocatore lungo un percorso prestabilito. Il disco di legno oltre all'impatto iniziale col terreno e all'usura è destinato ad urtare pietre, tronchi d'albero, paracarri di strade e tutto quanto si trovi sul proprio cammino: per questa ragione è richiesta una resistenza particolare.

Rispetto alla radica di noce i ruzzoloni così ottenuti potevano mostrare nel tempo una certa tendenza ad imbarcarsi disassandosi.

Un tempo si poteva leggere che "la vite si maritava con l'olmo". Un tempo andato perché oggi i sostegni ai moderni filari di viti sono fatti con pali di legno appositamente tagliati e impregnati per meglio poter durare nel tempo, se non si tratta di sostegni artificiali.

Quella della vite con l'olmo è una simbiosi, che coinvolge probabilmente l'apparato radicale e funghi simbionti delle radici delle due piante (micorrizae). Con questa chiave di lettura non è difficile spiegare come mai un tempo la coltivazione della vite potesse essere così poco problematica rispetto ad oggi. Negli ultimi anni vi è infatti crescente consapevolezza del ruolo straordinario delle simbiosi fungine nello sviluppo delle piante.

Le prime testimonianze scritte in proposito sono quelle di Columella e di Catullo che chiamava "vedova" la vite disgiunta dall'olmo.

COME SI RICONOSCE: I ributti mostrano sulla corteccia caratteristiche striature. Spesso i rami presentano sull'esterno delle protuberanze di materiale simile al sughero: si tratta della suberosi, una malattia che affligge olmi ed aceri. 

L'olmo purtroppo è vittima anche della grafiosi, una grave malattia che ne sta causando una notevole decimazione

L'olmo offre rami flessibili e legnosi per la creazione di cesti robusti e resistenti. 

I ributti che crescono spesso in cespuglietti alla base della ceppaia sono materiale ottimo da utilizzare per l'intreccio.


RACCOLTA: Il periodo migliore di raccolta è l'inverno, a ciclo vegetativo fermo. Vengono recisi alla base i ributti dritti e senza ramificazioni, che ributteranno l'anno successivo, oppure si recidono i rami utilizzabili da un tronco più vecchio.

PREPARAZIONE: una volta tagliati i rami, si può suddividerli per dimensione e legarli in più fasci (come per il salice). Per l'essiccazione, i fasci di rami vanno lasciati in un luogo areato e non umido, possibilmente in piedi.

L'olmo è un materiale piuttosto legnoso, dunque seccandosi il suo volume si riduce in maniera minore rispetto ad altri materiali (salice, sanguinello, ...). Per questo motivo si può utilizzare bene anche da fresco

Se invece si fa seccare (fin quando è ben secco, dunque aspettando dei mesi) è necessario metterlo in ammollo prima dell'utilizzo, perché ritorni flessibile (circa una settimana, dipende dall'acqua e dallo spessore dei rami, comunque basta provarne la flessibilità per vedere se l'ammollo è già sufficiente).

L'olmo non permette intrecci molto stretti, perché piegato molto si spacca. Per riuscire a fare pieghe con l'olmo senza romperlo è necessario snervarlo, torcendo su se stessa la parte da piegare.

L'olmo fiorisce alla fine dell'inverno e differenza dalla maggior parte degli alberi è facilmente riconoscibile in primavera in quanto forma molto presto i frutti ancor prima delle foglie (dischetti prima verdi poi marrone chiaro, tecnicamente detti samare). 

Questo fa si che i semi maturi possano germinare già nella stessa primavera con buone probabilità di sopravvivenza per la nuova pianta.


Piantiamo olmi ...

Riprodurre olmi è una operazione davvero semplice. I semi germinano con facilità e le piantine crescono in fretta e diventano ben presto competitive con le erbe infestanti. Le piante nate da semi solitamente hanno un accrescimento più rapido, non temono la siccità, e hanno uno sviluppo delle radici migliore.

Ancora più semplice può essere però clonare l'olmo mediante talee che possono essere anche interrate direttamente per tanta vitalità presenta questo albero nel nostro clima. Questa seconda possibilità fa si che possiamo selezionare i migliori esemplari adulti sperando che la pianta clonata erediti le caratteristiche di resistenza alla malattia fungina.

Giovanni Claudio Zuffo - Mirandola Elis -  VERONA - 349 140 9169 
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