VIBURNO LANTANA

L'arma dei Balavanti

E' definito come arbusto o alberello caducifoglio, assai ramificato, una fitta peluria ricopre rami e foglie. Fusti legnosi con corteccia bruno-rosea; rami molto sottili e flessibili, quelli giovani sono grigi, pubescenti x peli stellati e squame furfuracee, quelli più vecchi sono color ocra. I rami terrestri, sono radicanti. Le gemme sono opposte, bianche, tomentose e non hanno scaglie. Altezza 1÷5 m.
Le gemme fiorali sono corte e coniche, spuntano all'estremità dei ramoscelli dell'annata.
Le gemme frondose sono a forma di clava e dentate.
Le foglie sono opposte, ovali, brevemente picciolate, appuntite, il margine è finemente dentato; la pagina superiore rugosa subglabra di colore verde scuro, la pagina inferiore, percorsa da una nervatura rilevata, è grigio-verde e con fitta pubescenza lanosa.

Il viburno può avere una certa importanza anche a livello forestale, avendo un ottimo valore paesaggistico. Potrebbe essere impiegata per recuperare terreni marginali in zone non troppo aride.

È importante per le api, è una specie mellifera abbondantemente bottinata da questi insetti, che vi trovano polline e nettare. Si propaga anche per talea.
Anticamente il viburno era impiegato a scopi medicinali, essendo ricco di principi attivi con proprietà spasmolitiche e sedative.
Con un decotto di foglie e fiori di viburno si può dare sollievo all'asma e curare il catarro bronchiale.
I frutti sono poco utilizzati, in quanto fortemente purgativi.
In artigianato il legno della pianta adulta è impiegato per piccoli lavori di intarsio. 

Il suo nome Viburnum, è di derivazione latina "viere" che significa intrecciare, in riferimento all'estrema flessibilità e tenacia dei suoi rami impiegati anche in cesteria.

In varie parti montane veniva impiegato per la costruzione degli spallacci delle Gerle, grosse ceste a forma di tronco di piramide portate a spalla come uno zaino.

Gli spallacci erano fatti con rami molto lunghi che venivano opportunamente ritorti come una corda.

Otzi la mummia di Similaun aveva con se una faretra con 14 frecce le cui aste erano  di Viburnum lantana, legno adatto a tale scopo per leggerezza e dirittura.

In dialetto veronese la pianta viene chiamata "merdagata" pare per il caratteristico odore delle infiorescenze e delle bacche in alcuni periodi dell'anno.

In Friuli, Carnia, Cadore e nelle valli bellunesi hanno conservato il ricordo sugli usi pratici e i poteri magici del Viburno (pagùgna/paugna/pegogna/régol) antica arma dei Benandanti, utilizzata nelle battaglie rituali notturne per la salvaguardia e l'abbondanza dei raccolti. Nonostante siano trascorsi secoli dai processi dell'Inquisizione sulle lotte rituali dei Benandanti friulani, ancora in epoca moderna , il Viburno Lantana  è continuato ad essere ritenuto l'unica arma contro le streghe.

I fiori bianco-crema, sono ermafroditi, odorosi, riuniti in corimbi terminali 5÷10 cm di Ø, portati da piccoli peduncoli grigio-verdi all'ascella di brattee sottili. Il calice ha 5 denti; la corolla campanulata, a forma d'imbuto, bianca divisa in 5 lobi ovali; i 5 stami hanno filamenti bianchi e antere gialle; i fiori in boccio sono spesso arrossati.
I frutti sono drupe dalla tipica forma ovale e schiacciata; prima verdi, poi rosso vivo, infine nere e lucenti. Racchiudono un nocciolo piatto e marrone. 

Giovanni Claudio Zuffo - Mirandola Elis -  VERONA - 349 140 9169 
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